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Alessandra Caneva

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Barichara, Guane e il Camino Real

Autore: Alessandra Caneva - Data: 7 Febbraio 2019

Atterriamo a Bucaramanga a metà pomeriggio, in tempo per godere delle ultime luci del giorno e scoprire che l’aeroporto giace su un cucuzzolo di una montagna separata da un canyon dalla città: uno spettacolo bellissimo.

Partiamo per un tortuoso tragitto tra le montagne: di giorno sarebbe stato spettacolare, ma col buio l’unica cosa che si apprezza sono le fantasiose luci degli imponenti camion che incrociamo ogni tanto.

È ormai sera quando arriviamo a Barichara, pertanto non resta che cenare rapidamente e andare a dormire.

Il mattino dopo ci aspetta infatti un’attività impegnativa: percorrere il tratto del Camino Real da Barichara a Guane. Il nostro autista tenta di scoraggiarci, raccontando di un percorso lunghissimo, di un caldo insopportabile ed anche di una signora che lui accompagnava che lì si è slogata una caviglia.
Lo prendo in immediata antipatia: come si permette di smontare il mio entusiasmo? Ma che modi sono? Per quello che ne sa, noi potremmo essere trekkers provetti (chiaramente non lo siamo).

Decido almeno di provarci e, fedele al mio approccio fantozziano di essere sempre male attrezzata, parto in infradito, non abbiamo cappellino in testa e solo per puro caso ho un stick di protezione solare. Però abbiamo molta acqua. E una grande curiosità.

Partiamo dalla sommità del centro di Barichara e il sentiero si snoda inizialmente lungo il margine di un canyon. C’è un po’ di foschia ma il paesaggio è ugualmente incantevole.

Quando si scende si cammina lungo muri a secco di grossi massi ocra, che delimitano pascoli, qui e là mucche e capre e cavalli, tra cactus enormi e maestose acacie ad ombrello.

Il Camino Real è un sentiero segnato nei secoli dagli indigeni Guane, usato poi anche dagli Spagnoli. Un ingegnere-avventuriero tedesco lo restaurò nel 1864 ed oggi è patrimonio nazionale.

Impossibile perdersi perché è segnato da grosse pietre. Il sentiero incrocia due volte la strada carrabile.

Al secondo ed ultimo incrocio (dopo circa 1.5 km), vedendo anche che il tratto successivo sarebbe stato in salita, decidiamo che siamo appagati, sudati a sufficienza e che possiamo metterci sul ciglio della strada e sperare che passi un tuk tuk. Ne arriva immediatamente uno, ma sta andando nella direzione opposta ed è anche occupato. L’autista ci chiede di aspettarlo cinque minuti, che sarebbe tornato a prenderci.

Attendiamo con fiducia (ma tanta, perché nel frattempo ne passano altri due vuoti e noi li lasciamo andare) e il nostro tuk tuk arriva.

Ci incastriamo nell’abitacolo, Matteo vorrebbe persino mettersi la cintura di sicurezza, e dopo pochi minuti siamo a Guane.

Il centro è deserto. Vorrei visitare il piccolo museo che raccoglie molti fossili e manufatti, ma purtroppo oggi è chiuso (mercoledì).

Nel frattempo iniziano ad arrivare, a piedi, tutti i poderosi camminatori che ci hanno sorpassato lungo il sentiero.

Mentre aspettiamo il bus per tornare a Barichara, io mi guardo intorno mentre Matteo tenta di fare amicizia con un bambino che va in bici su un campetto nella piazza centrale. Il bus interrompe l’idillio e partiamo.

Dopo una ventina di minuti di curve su un mezzo privo di ammortizzatori, ci troviamo sulla piazza di Barichara.

Il primo provvedimento è rifocillarci: Matteo si tuffa in un croissant al cioccolato.

Trascorriamo il resto della giornata su e giù per le ripide strade di Barichara, considerata il pueblo più bello della Colombia.

Chiaramente, domani, mentiremo all’autista e gli diremo di aver percorso tutto, ma proprio tutto il Camino Real.

Categoria: Blog

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