
Nell’organizzare questa giornata avevo avuto pareri contrastanti: dormi qui, dormi là, fermati qui, fermati là. Il mio unico scopo era spezzare un tragitto lunghissimo, pernottando in un punto che mi permettesse anche di vedere qualcosa. Nessuna pretesa in più.
E invece. Che giornata immensa!
Abbiamo lasciato Barichara al mattino per tornare verso Nord. La prima tappa è stata la teleferica sopra il canyon del Chicamocha: si parte da circa 1500 mt, si sorvola il canyon arrivando in fondo all’altezza del fiume per poi risalire sull’altro versante oltre i 1600 mt.
Sotto di noi, le acacie a ombrello, che il giorno prima, lungo il Camino Real ci avevano fatto ombra, dalla teleferica sono chiazze verdissime, che contrastano con la roccia e gli immensi cactus. Mentre scendiamo sale la temperatura, quando arriviamo alla sommità l’aria frizzante ci rinfresca.
Non sono amante di teleferiche e seggiovie e infatti Matteo mi prende il giro tutto il tempo (ripetendomi in continuazione: “ora cade”). Io riesco anche a respirare, a non fare tutto il percorso (quasi mezz’ora) in apnea. E tengo pure gli occhi aperti!
L’autista ci aspetta sull’altro versante e per pranzo raggiungiamo una hacienda che produce uno dei caffè più pregiati del Paese. La casa si trova immersa in una nuvola verde super lussureggiante, un verde amato e curato che lascia a bocca aperta. Davanti all’immensa finestra della sala da pranzo è stata messa un’asse di legno con delle banane che servono ad attrarre i più variopinti uccellini, piccoli, rossi, viola, gialli. Uno spettacolo ipnotico.
Dopo che io ho visitato le camere dedicate agli ospiti e Matteo ha pattugliato di corsa la casa ed il giardino, proseguiamo per raggiungere la nostra meta finale per oggi: Girón.
Si tratta di uno dei pueblos patrimonio, ma forse è un po’ snobbato perché piccolo e ormai inglobato nella cinta metropolitana di Bucaramanga.
Tuttavia il suo centro storico, nato all’inizio del ‘600, merita una passeggiata di qualche ora. Non è grandioso, non racchiude edifici di particolare interesse, però ha, per me, un enorme pregio: è vissuto, non è una cartolina, qui le persone vanno a fare la spesa, i ragazzini escono da scuola con le loro eleganti divise, gli anziani (e verso il tramonto anche giovani e bambini) si riuniscono sulla piazza centrale a chiacchierare e a salutare la giornata che sta finendo.
Noi ci mischiamo alla gente sulla piazza, io seduta su una panchina osservo chi va e chi viene e ne immagino le storie. Matteo insegue bolle di sapone insieme ad altri bambini.